Era coraggioso abbastanza da credere di poter cambiare il mondo. Aveva il talento sufficiente per farlo!
(Barack Obama)
Chi come me crede nell’innovazione e nell’evoluzione tecnologica e umana ha amato da subito la filosofia impiegata in questi anni da Steve Jobs e da Apple per ridefinire le regole della comunicazione e della fruibilità tecnologica.
Da sempre, infatti, i prodotti Apple si sono distinti da tutti gli altri per facilità e semplicità d’uso e per efficienza. Ad esempio il tablet, prima dell’avvento dell’iPad, era uno strumento non proprio dal profilo “slim” e decisamente usato solo da una ristretta cerchia di appassionati o addetti ai lavori. L’uscita dell’iPad ha stimolato anche le altre aziende alla produzione di apparati simili. Il risultato: anche persone che non avrebbero mai pensato di riuscire ad utilizzare un pc, riescono a navigare in rete con semplicità.
Oppure l’uso del touchscreen. Beh, non l’ha inventato Apple, ma di certo se oggi funziona bene e può sostituire completamente supporti hardware quali mouse o tastiera, di certo lo si deve alla continua ricerca di questa azienda per integrare al massimo questa tecnologia con i suoi prodotti, in modo funzionale ed efficace, offrendo una user experience decisamente unica.
Stay Hungry, Stay Foolish
E dietro tutto questo c’è sempre stato Jobs con la sua lucidità visionaria. Per questo a lui, oggi che, dopo anni di malattia (dal 2004 combatteva il cancro) vanno messaggi di commiato di stima e affetto da tutti i più grandi personaggi, dalla politica all’industria, dal mondo dello spettacolo a quello del web.
«Il vostro tempo è limitato – disse agli studenti di Stanford nel 2005 -. Non buttatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non lasciatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere con i risultati dei pensieri degli altri. E non lasciate che il rumore delle opinioni degli altri affoghi la vostra voce interiore. Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno già cosa voi volete davvero diventare. Tutto il resto è secondario».