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Siamo tutti profeti

Il 6 ottobre 2009 tutte le persone in ogni angolo del mondo perdono i sensi per 2 minuti e 17 secondi. In questo periodo di tempo, ognuno vede il proprio futuro in una premonizione (un flashforward, appunto): 2 minuti e 17 secondi del 29 aprile 2010 (o del 30 aprile, a seconda del fuso orario). A Los Angeles, l’agente federale Mark Benford vede se stesso investigare proprio sul flashforward, analizzando i dati raccolti su una grande lavagna, un mosaico di foto, nomi, piste. Nel presente, questo suo ricordo lo aiuterà ad iniziare un’investigazione su cosa ha causato e cos’è stato il flashforward che ha mostrato il futuro a tutto il mondo. Mark, così come i suoi amici, i suoi colleghi e la sua famiglia, deve confrontarsi con la sua premonizione e interrogarsi sulle possibilità che il futuro si avveri o meno.
[da Wikipedia]

Questa la trama di una delle serie tv più complesse mai trasmesse. “Flashforward” è la trasposizione televisiva prodotta e trasmessa dalla statunitense ABC (in Italia su Fox) e basata sul romanzo “Flashforward” dello scrittore canadese Robert J. Sawyer.

Complessa, perché come accaduto per altre simili (ad esempio Lost) non si limita ad essere solo un programma fantascientifico, o un thriller. È entrambe le cose e contemporaneamente è intriso di filosofia metafisica e scienza, dando allo spettatore la possibilità di riflettere. E, in questo caso, su un argomento molto complesso: il destino.

Se potessimo avere una visione del nostro futuro, anche se di pochi secondi, come affronteremo il presente? Le nostre azioni, acquisita la consapevolezza, porteranno sempre allo stesso risultato?

O il futuro può cambiare?