Foto Secondo me

Immota manet*

Con l’occasione del giro in moto di sabato scorso, sono passato per L’Aquila, per salutare un amico e per vedere con i miei occhi la situazione attuale.

Una città evidentemente ferita con un’atmosfera del tutto insolita. Ho ben chiare in mente le immagini di quei giorni successivi al 6 aprile, ricordo benissimo le persone, le strade, i palazzi… In particolare non potrò mai scordare lo scenario di Onna completamente rasa al suolo.

L'Aquila - Casa dello studenteOggi quello che si può trovare è una città desolata con ancora tantissime ferite. Una città “fantasma”, perché la maggior parte delle strade del centro sono chiuse, come i negozi o le altre attività. Avevano riaperto il corso principale, quello che va dalla fontana alla villa, dove si potevano trovare un paio di bar aperti e dove gli aquilani potevano passeggiare, godendo, per così dire, della loro città. Ma in questi giorni è stata richiusa a causa, penso, delle scosse che, se pur lievi, creano ansia a tutti (anche “grazie” ai media).

Via XX Settembre è percorribile e il cratere lasciato dalla Casa dello Studente è una delle scene più toccanti e angoscianti che si possano vedere. È impossibile non farsi prendere dalla commozione per quei ragazzi spariti tra le macerie quella maledetta notte e, al contempo, dalla rabbia per quell’edificio “nuovo” crollato, mentre le strutture adiacenti, se pur in cattivo stato, sono ancora lì. Non ci sono parole.

Ci vorrà ancora molto tempo per far sì che L’Aquila torni ad essere la città di una volta, ma mi auguro che gli aquilani non desistano da questo obiettivo.

Gridarono tutti insieme “facciamo una città così bella che nessun’altra nel regno le si possa paragonare”

[Buccio di Ranallo, Cronache dalla fondazione dell’Aquila]

(*) Resta ferma.