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Il dolore vs. il perdono

Non riesco a non pensare all’assurdità di certe storie.

La prima quella di Doina Matei, che il 26 aprile del 2006 uccise con un ombrello una ragazza, Vanessa Russo, nella metro di Roma. Oggi è pentita, triste. Dal carcere di Perugia parla del suo dolore. Povera ragazza. Per fortuna che adesso ha scritto un bel racconto, col quale ha anche vinto un concorso letterario. Certo Vanessa non potrà leggerlo mai, ma vuoi mettere la felicità della mamma nel vedere i giornali con la foto dell’assassina della figlia che parla del suo dolore, come fosse, con la sua tristissima storia, vittima di questo mondo?

Vorrei precisare che non son contrario al recupero. Ma non tollero assolutamente che chi con un atto violento e consapevole toglie la vita a qualcun altro, possa avere la possibilità di sembrare vittima. È inconcepibile.

E qui la seconda storia. Quella del povero Giovanni Scattone, l’ex assistente universitario, condannato nel caso Marta Russo a 5 anni e 4 mesi per omicidio colposo (sì colposo, giacché “… avrebbe accidentalmente esploso un colpo nei pressi della finestra dell’aula 6…”). Che pena. Un così bravo ragazzo che vuole fare solo il suo lavoro di insegnante e deve rinunciare ad un posto di supplenza, perché l’incompetenza ironica di qualche ufficio del ministero lo ha mandato proprio nel liceo che vide come alunna proprio la sua vittima. E lui, povero, non può lavorare e la moglie è disoccupata. Che tristezza.

E mi domando, ma se uccidi qualcuno, puoi fare l’insegnante?

Quindi tutti i discorsi sull’insegnante come figura centrale nella formazione e crescita dell’individuo, sarebbe una barzelletta. E non sarebbe meglio che quel posto di supplente vada magari ad un giovane laureato, capace e onesto?

E poi prova a spiegare il perdono ai genitori di queste vittime. Il perdono.

Forgiveness is between them and God. It’s my job to arrange the meeting.
[Man on Fire]