Protezione Civile

Nel cuore delle ferite provocate dal sisma

Ultimi giorni di vacanza in famiglia prima del rientro in ufficio. È il 24 agosto, sono le 3,36 e la terra trema al confine tra Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria. Un sisma di magnitudo 6.0 ha colpito i comuni di Accumoli, Amatrice e Arquata del Tronto. La mia squadra viene subito attivata.

Sono volontario presso il Nucleo Protezione civile “Roma1” dell’Associazione Nazionale Carabinieri. Il nostro gruppo è specializzato in diversi campi e proprio per questo, su attivazione del Dipartimento di Protezione civile, siamo partiti immediatamente con una squadra SAR (Search And Rescue) e una per il movimento terra. Mentre quest’ultima si occupava di liberare le strade nei dintorni di Amatrice per il passaggio dei soccorsi, la prima è stata inviata verso una delle sue frazioni.

Così, passando per la via Salaria, appena dopo Amatrice, abbiamo preso l’uscita per la frazione di Saletta: poche curve e ci siamo trovati davanti a case crollate e macerie, con soccorritori al lavoro ovunque. Siamo andati avanti passando anche la frazione di Casale, che versava nelle stesse condizioni, arrivando a un’altra: Cossito.

Giusto il tempo di superare il cartello stradale con il nome, che veniamo fermati da alcune persone: ci sono due dispersi sotto le macerie di una casa. In tre arriviamo sul posto e troviamo una ragazzina in compagnia di alcuni vicini. Lei e il fratello più piccolo si sono miracolosamente salvati, ma il papà e la sua compagna non si trovano.

Lei avrà 13 o 14 anni, lui è un po’ più piccolo, entrambi con uno sguardo smarrito, di chi ancora non si rende conto di cosa sia successo. Erano venuti ad Amatrice, come tanti altri, per passare qualche giorno di vacanza nel periodo della sagra della pasta all’amatriciana, che si sarebbe dovuta tenere proprio in quei giorni. Ma sono stati travolti nel sonno, ritrovandosi improvvisamente al freddo tra le macerie della loro casa, al buio. Un incubo.

Ci facciamo spiegare proprio dalla ragazzina dove si trovava la loro stanza e come erano disposte le altre camere, poi la facciamo accompagnare altrove mentre iniziamo le ricerche del papà e della sua compagna. Nel frattempo altri tre componenti della squadra aiutano i Vigili del Fuoco, arrivati anch’essi sul posto, nel recupero di un altro disperso in un altro punto del paese.

Dopo un difficile lavoro tra le macerie troviamo l’uomo, purtroppo però non c’è nulla da fare, così continuiamo a scavare fino al ritrovamento anche della donna, ma anche per lei non c’è stato scampo. Poco dopo ci uniamo agli altri e anche qui le speranze terminano con il ritrovamento dell’ultimo disperso, nella disperazione dei suoi familiari che speravano di poterlo riabbracciare sano e salvo. Noi cerchiamo di rimanere distanti da tutto il dolore che ci circonda, ma è impossibile. L’unica cosa che possiamo fare è tenere duro e concentrarci sul lavoro.

amatrice_240816_03

Così è iniziato il lavoro della nostra squadra, con il ritrovamento di tre vittime di questo tremendo sisma. Si fanno formazioni, ci si esercita, l’impegno è costante, ma nulla ti prepara abbastanza all’impatto emotivo di una cosa del genere. Però in quei momenti non si può pensare troppo e così la preparazione ti aiuta ad andare avanti, mantenendo viva la speranza di trovare qualche superstite. Abbiamo lavorato per due giorni al fianco di Vigili del Fuoco, Croce Rossa e altre associazioni, anche la notte, in un silenzio e un buio irreali, rotti dal rumore dei gruppi elettrogeni e dalla luce dei proiettori puntati sulle macerie, senza riuscire però a trovare sopravvissuti, con l’unica consolazione di rendere le vittime ai propri cari.

I miei compagni ed io siamo così rientrati a Roma. Ma solo per il tempo di riorganizzarci. Il giorno dopo, il 26 agosto, siamo ripartiti più numerosi, questa volta per l’allestimento di un campo della Regione Lazio a Sommati, altra frazione di Amatrice non molto distante dall’area del primo intervento.
È molto importante fin da subito creare un luogo sicuro e il più possibile confortevole dove ospitare la popolazione. Anche chi non ha avuto danni ha paura a dormire nella propria casa. La sensazione che si prova nel sentire un terremoto è di vulnerabilità e disorientamento, di assoluta impotenza: quando la terra, che fin da bambino impari ad avere come un saldo punto di riferimento, inizia a tremare e senti quei boati che non avevi mai udito prima, comprendi tutta la fragilità dell’essere umano davanti alla Natura.

Si montano le tende, viene allestita una cucina da campo e la tenda mensa. Intanto si preparano i gruppi elettrogeni in attesa di avere un collegamento stabile alla rete elettrica. I bagni sono quelli chimici, ma vengono sostituiti presto con dei moduli progettati apposta, completi di docce e acqua corrente. La sera da quelle parti fa già freddo, così arrivano anche le stufette per la notte. Le persone che arrivano al campo sono tutte diverse, ognuno con la sua storia, ma in comune hanno la necessità di sentirsi al sicuro, fuggire la paura, ricominciare.

Questo campo, come gli altri, dovrà restare in funzione per qualche mese. La speranza è che vengano trovate presto altre soluzioni, perché l’inverno qui quando arriva si fa sentire. Intanto arrivano tantissimi aiuti da tutta Italia e nel nostro campo, come negli altri, il magazzino è pieno di tutto il necessario. Abbiamo anche allestito tutti insieme, volontari e cittadini, una piccola chiesa da campo. Una delle cose che tutti cercano qui è la normalità nel quotidiano.

Sono volontario dal 1995 e ho visto più di un sisma. Non puoi però abituarti a scenari così, non puoi abituarti a vedere famiglie spezzate e al senso di impotenza che aleggia nell’aria: la tua come soccorritore, ma soprattutto quella degli abitanti di questi luoghi, che si ritrovano all’improvviso senza nulla.

Noi ce la mettiamo tutta per far sì che queste persone possano trovare un po’ di sollievo per quanto possibile e rimarremo presenti nei prossimi mesi e anche oltre, fin quando avranno bisogno di noi.

sisma_070916_01

Pubblicato anche su:
Fiamme d’Argento N. 8-9/2016
La Voce dei Trasporti N. 8-9/2016